Alessandro Baricco, City (1999), Feltrinelli, Milano, 2021.


"Quando ti accade di vedere il posto dove saresti salvo, sei sempre lì che lo guardi da fuori. Non ci sei mai dentro. è il tuo posto, ma non ci sei mai … D'altronde, non so se l'ha notato anche lei, in genere, se c'è qualcosa che ti colpisce come una rivelazione, puoi scommettere che è una cosa fasulla, voglio dire, una cosa che non è vera […] e alle volte più è idiota, la cosa che ti becca, più ci rimani appeso, con la meraviglia, come se ci fosse bisogno di una certa dose di impostura, di deliberata impostura, per ottenere tutto quello, come se tutto avesse bisogno di essere falso, almeno per un po', per riuscire, dopo, a diventare qualcosa come una rivelazione…ma intanto ci vedi dentro cose che ad andare in giro per la strada te le sogni, e nella vita vera non le troverai mai. La vita vera non parla mai", p. 38.

"Quando, nell'orda di materiale che la percezione si incarica di transitare dall'esperienza a noi, un particolare, e solo quello, sguscia dal magma del tutto, e sfuggendo a qualsiasi controllo arriva a ferire la superficie della nostra automatica non attenzione. Di solito non c'è ragione perché istanti come quelli accadano, e tuttavia accadono, accendendo repentinamente in noi un'emozione inusuale. Sono come promesse. Come bagliori di promesse", p. 52.
"Lui pensava, davvero, che gli uomini stanno sulla veranda della propria vita (esuli quindi da se stessi) e che questo è l'unico modo possibile, per loro, di difendere la propria vita dal mondo, giacché se solo si azzardassero a rientrare in casa (e ad essere se stessi, dunque) immediatamente quella casa regredirebbe a fragile rifugio nel mare del nulla, destinata ad essere spazzata via dall'onda dell'Aperto, e il rifugio si tramuterebbe in trappola mortale, ragione per cui la gente si affretta a riuscire sulla veranda (e dunque da se stessi) riprendendo posizione là dove solo le è dato di arrestare l'invasione del mondo, salvando quanto meno l'idea di una propria casa, pur nella rassegnazione di sapere , quella casa, inabitabile. Abbiamo case, ma siamo verande, pensava", p. 143.

"Si sedette sui gradini, senza entrare. Era ancora buio. C'erano rumori strani, che di giorno non si sentono. Come briciole di cose che erano rimaste indietro, e adesso si davano da fare per raggiungere il mondo, e arrivare puntuali all'alba, nel ventre del rumore planetario", p. 172.
"D'altronde, Gould, se ci pensi, guarda cosa succede nella testa di un uomo quando esprime un'idea e qualcuno, di fronte a lui, solleva un'obiezione. Credi che quell'uomo abbia il tempo, o l'onestà. di tornare all'apparizione che un giorno fu l'origine di quella idea di controllare, laggiù, se per caso l'obiezione sia sensata? Non lo farà mai. È molto più veloce affinare l'idea artificiale che si è trovato tra le mani in modo che possa resistere all'obiezione e magari trovare il modo di passare all'attacco e aggredire, a sua volta, l'obiezione. Cosa c'entra il rispetto della verità in tutto questo? Niente. È un duello. Stanno solo stabilendo chi è il più forte", p. 183.

"…ma tanto è quello che sempre vorranno pensare di te, che sei un genio odioso, potresti essere Oliver Hardy e penserebbero comunque di te che sei odioso, loro hanno bisogno di pensarlo, li tranquillizza, e presuntuoso, soprattutto questo, tu per loro sarai sempre presuntuoso, anche se andassi in giro a dire Scusatemi, tutto il tempo, scusatemi scusatemi scusatemi, per loro sarai sempre presuntuoso, è il loro modo di far tornare le cose, i mediocri non sanno di essere mediocri, questo è il fatto, proprio in quanto mediocri gli manca la fantasia per immaginare che qualcuno possa essere meglio di loro, e dunque chi di fatto lo è deve averci qualcosa che non va, deve aver barato da qualche parte, o in definitiva deve essere un matto che si immagina di essere migliore di loro, e cioè presuntuoso, come certamente ti faranno capire presto e con sistemi neanche troppo piacevoli, perfino crudeli, alle volte, questo è tipico dei mediocri, essere crudeli, la crudeltà è la virtù per eccellenza dei mediocri, hanno bisogno di esercitare la crudeltà, esercizio per cui non è necessaria la minima intelligenza…", p. 204.