
L'eroismo della famiglia Jovine.
"È eroe solitario quando il desiderio/bisogno di narrare le sue tristi vicende viene puntualmente svilito da familiari ed amici; lo è nel momento che risulta essere l'unico, lì, tra coloro che in casa sua e nei vicoli festeggiano la fine della guerra, ad aver capito che la guerra per nulla è finita: e non si tratta, quella a cui egli pensa e che teme, del conflitto ancora in corso nel resto di Italia e in Europa, ma dello scontro - morale e culturale, privato e collettivo- tra passato e presente, tra residui di moralità e regole definitivamente infrante, tra impeti altruistici (tipici della gente dei vicoli) e sfrenato egoismo: insomma, tra vecchia e nuova miseria. Ma sempre miseria sarà, materiale e morale.
Uno scontro che, Gennaro lo sa o almeno lo intuisce, si prolungherà ancor più del conflitto armato con conseguenze nefaste per la famiglia Jovine e la stessa città di Napoli".
Anche Gennaro Jovine, in Napoli milionaria!, è una figura che, per esistere in tutta la sua complessità, necessita dell'apporto degli altri personaggi. È, questa, un'altra opera in cui non emerge un eroe unico e solo. O, meglio, come accade nelle altre commedie, esistono tanti eroi unici e soli quanti sono i momenti più significativi dell'intera vicenda.
Lo è Gennaro, un eroe solitario, quando affonda nel senso di estraneità che lo investe nel suo rientro a casa (tanto cambiata che, all'inizio, nemmeno la riconosce ed anche quando la riconosce non l'avverte più come sua) dopo l'anno di prigionia:
"GENNARO: ([…] Nel varcare la soglia dà un fugace sguardo intorno e ha un senso di sorpresa. La sua meraviglia poi giunge al colmo nel vedere la moglie in quell'abbigliamento così lussuoso. Quasi non la riconosce e, convinto si essersi sbagliato di porta, fa un gesto di scusa alla donna dicendo rispettosamente) Perdonate, signora… (Ed esce)", 4).
È eroe solitario quando il desiderio/bisogno di narrare le sue tristi vicende viene puntualmente svilito da familiari ed amici; lo è nel momento che risulta essere l'unico, lì, tra coloro che in casa sua e nei vicoli festeggiano la fine della guerra, ad aver capito che la guerra per nulla è finita: e non si tratta, quella a cui egli pensa e che teme, del conflitto ancora in corso nel resto di Italia e in Europa, ma dello scontro - morale e culturale, privato e collettivo- tra passato e presente, tra residui di moralità e regole definitivamente infrante, tra impeti altruistici (tipici della gente dei vicoli) e sfrenato egoismo: insomma, tra vecchia e nuova miseria. Ma sempre miseria sarà, materiale e morale.
Uno scontro che, Gennaro lo intuisce, si prolungherà ancor più del conflitto armato con conseguenze nefaste per la famiglia Jovine e la stessa città di Napoli.
Anche per donna Amalia Jovine sono diversi i momenti in cui è lei eroina solitaria. Lo è non tanto quando si prodiga nella disperata ricerca del farmaco necessario a salvare la vita di Rituccia- in tal caso si tratta di un eroismo, diremmo, di prassi-ma principalmente quando si lacera tra il ricordo del marito disperso e che lei-unica tra tutti-non crede morto (sente che non è morto) e la tentazione di cedere alle avances di Errico "Settebellizze".
"AMALIA:[…] Vivo, è vivo! Pe' nun fa' sapé niente, è segno che non ha potuto…Ma vedite che, da un giorno all'altro, 'o tengo nnanze a ll'uocchie, Gennarinoi sta ccà.
ERRICO: (messo di fronte all'evidenza, trova modo di insinuare) Certo ca pe' vuie sarà nu piacere.
AMALIA (combattuta): Nu piacere e nu dispiacere Pecché certamente, vuie 'o ssapite…accumencia a dimmannà… «Ma che d'è stu cummercio?...Chesto se po' fa'…chello no…» Insomma, mi attacca le braccia ca nun pòzzo cchiù manovrare liberamente…
ERRICO:(avvicinandosi sempre più a lei e fissandola, quasi con aria di rimprovero) Già…
AMALIA (volutamente sfugge):«O pericolo…Stàmmece accorte…»
ERRICO: E…non per altra ragione?
AMALIA: Per tutte queste ragioni.
ERRICO (indispettito, come richiamando la donna a qualche promessa tutt'altro che evasiva) E pe' me, no? E ove'? Pe' me, no?
AMALIA: (Non avendo più la forza di fingere, per la prima volta, guarda l'uomo fisso negli occhi e, stringendogli le braccia lentamente e sensualmente gli mormora) E pure pe' te!", 5).
Amalia, di fatto, è sempre un'eroina. Sempre tesa tra famiglia e spasimante. Tra rettitudine e bisogno di fuggire alla miseria (fuga che, a volte, costringe a cedere al richiamo dell'illecito, dell'immorale, del disordine emotivo, del degrado relazionale). E donna Amalia esprime il suo conflitto interiore attraverso comportamenti costantemente aggressivi perché difensivi. Ma non è certo la donna isterica (nel senso di instabile) che ci propone Valeria Scalera in Napoli milionaria! film/tv del 2023, regia di Luca Miniero.
Ha il suo momento di eroismo anche il brigadiere Ciappa quando intuisce quanta sia fasulla la morte di Gennaro: ma senso di umanità, di comprensione, di accettazione lo conduce a temporeggiare fino a promettere l'immunità al falso defunto se solo gli dà la soddisfazione di mostrare il bluff.
Ed è eroico il figlio, Amedeo, quando sceglie l'etica familiare al richiamo del facile, ed illecito, guadagno.
La fase finale dell'opera costituisce, come in Natale in casa Cupiello, un momento di estrema coralità, quando di fronte all'incertezza sulla salute di Rituccia convergono i destini di tutti i protagonisti: morte di Luca e la vita in bilico della povera bambina costituiscono una sorta di nemesi per entrambe le famiglie.
E quando Gennaro si rivolge alla moglie dicendo:
"[…] S'ha da aspettà, Ama'. Ha da passà 'a nuttata", 6).
si sta riferendo a una nuttata che riguarda non solo la famiglia Jovine ma l'intera popolazione napoletana.