Alessandro Baricco, Emmaus (2009) in I Corpi, Feltrinelli, 2021.
"Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli, li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli a Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo, fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso. Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo-perenne scoperta tardiva", p. 67.
"Ce ne andammo verso il tram, chiusi a riccio nei nostri cappotti, respirando nebbia. Era tardi, e nel buio c'era soltanto solitudine. Non parlammo fino a quando arrivammo alla fermata. Perché una fermata del tram di notte, nei nostri freddi di nebbia, è perfetta. Solo le parole necessarie, nessun gesto. Un'occhiata quando serve. Si parla come uomini antichi", p. 79.
"Ci disarma, infatti, l'inclinazione a pensare che la nostra vita sia, innanzitutto, un frammento conclusivo della vita dei nostri genitori, solo affidato alla nostra cura. Come se ci avessero incaricato, in un momento di stanchezza, di tenere un attimo quell'epilogo per loro prezioso-ci si aspettava da noi che lo restituissimo, prima o poi, intatto. L'avrebbero poi ricollocato a posto, formando una rotondità di una vita compiuta, la loro. Ma ai nostri padri stanchi, che si erano fidati di noi, noi restituiamo il taglio di cocci affilati, oggetti scappati di mano. Nel sordo strisciare di un simile fallimento, non troviamo il tempo di riflettere, né la luce di una ribellione. Solo l'immobilità sorda della colpa. Così tornerà nostra, la nostra vita, quando sarà ormai troppo tardi", p. 100.
"Tuttavia sono stato educato a un'ostinata resistenza, che considera la vita un obbligo nobile, da assolvere in dignità e pienezza. Mi hanno dato forza e carattere, per questo, e l'eredità di ogni loro tristezza, perché ne facessi tesoro. Quindi mi è chiaro che non morirò mai-se non in gesti passeggeri e in momenti dimenticabili. Né dubito che più tagliente di qualsiasi paura si svelerà il mio andare.
E così sarà", p. 133.