Virginia Woolf, Gita al Faro (To the Lighthouse, 1927), tr. Anna Laura Malagò, Newton Compton, 2010.

"Davanti a lei stava la grande distesa d'acqua azzurra; il Faro vetusto emergeva remoto e austero nel mezzo; e sulla destra, a perdita d'occhio, sfumavano, ricadendo in molli pieghe profonde, le verdi dune di sabbia ricoperte d'erbe che, fluttuando, pareva sempre fossero in fuga verso un qualche paesaggio lunare disabitato", p. 37.
"Venivano lì regolarmente ogni sera come attratti da una necessità. Era come se l'acqua, con i suoi flutti, facesse navigare pensieri divenuti stagnanti sulla terraferma, e offrisse al corpo addirittura una specie di sollievo fisico. Dapprima il palpito del colore inondava d'azzurro la baia, e il cuore si allargava con essa e il corpo fluttuava solo però per venire ostacolato e raggelato subito dopo dall'oscurità pungente delle onde agitate", p. 44.

"…e tutto si era quietato in lei in silenzio, come quando, dopo un volo nella luce del sole, le ali d'un uccello si ripiegano quietamente e l'azzurro delle piume passa dai brillanti riflessi d'acciaio a una tenue sfumatura purpurea. E lei era rimasta là, in silenzio, poiché non c'era niente da dire", p. 52.
"Amara e scura, giù, a metà strada, nel buio di un pozzo che porta dalla luce del sole agli abissi più profondi, si formò forse un a lacrima; una lacrima cadde; le acque oscillarono, di qua e di là, l'accolsero, e si placarono. Nessuno aveva mai avuto un'aria così triste", p. 53.
"…spesso si sentiva come una spugna impregnata di emozioni umane", p. 56.

"Ora, con tutte le candele accese, i visi da entrambi i lati del tavolo erano avvicinati da quella luce e componevano (come non era accaduto al crepuscolo) un gruppo attorno a un tavolo; perché adesso la notte era chiusa fuori dai vetri delle finestre i quali, lungi dall'offrire un'immagine precisa del mondo esterno, lo facevano ondeggiare così stranamente da far sembrare ogni cosa qui all'interno della stanza, ordine e terraferma, e là fuori un riflesso in cui le cose oscillavano e svanivano, come acqua", p. 119.

"Avrebbero allora visto scendere la notte vestita di viola, con una corona sul capo e uno scettro adorno di gemme e con occhi dentro cui anche un bimbo poteva guardare", p. 162.