
Fëdor Dostoevskij, I demoni (1873), tr. Rinaldo Küfferle, Garzanti, 1973.
Volume I
"… e provocare in lui la prima sensazione, ancora indefinita, di quella eterna, santa tristezza che qualche anima eletta, una volta che l'abbia assaporata e conosciuta, non scambierà poi mi più con una soddisfazione a buon mercato", p. 42.
"In questa natura, certo, v'erano molte bellissime aspirazioni ed i più giusti inizi; ma tutto in lei pareva cercare eternamente il proprio equilibrio e non lo trovava, tutto era in caos, in agitazione, in irrequietudine. Può darsi che si rivolgesse in se stessa per esigenze troppo severe, senza trovare in se stessa la forza di soddisfarle", p. 111.
"«La vita si concede a prezzo di dolore e di paura, e sta qui tutto l'inganno. Ora l'uomo non è ancora quell'uomo. Vi sarà l'uomo nuovo, felice e superbo. A chi sarà indifferente vivere o non vivere, quello sarà l'uomo nuovo! Chi vincerà il dolore e la paura, quello sarà Dio. Mentre l'altro Dio non vi sarà».
«Dunque, l'altro Dio c'è pure, secondo voi?».
«Non c'è, ma c'è. Nel masso non c'è il dolore, ma nella paura del masso c'è il dolore. Dio è il dolore della paura della morte. Chi vincerà il dolore e la paura, quello diverrà Dio»", p. 117.
"Una forte incertezza in sé, ed insieme una certa insolenza ed una specie di continua irritabilità si manifestavano nell'espressione della sua fisionomia. Aveva una paura terribile, lo si vedeva, ma ne soffriva anche il suo amor proprio, e si poteva indovinare che per l'offeso amor proprio potesse risolversi all'occasione, nonostante la sua viltà, a qualunque sfrontatezza", p. 172.
"Amico mio, la verità reale è sempre inverosimile, lo sapete, lo sapete voi questo? Per rendere la verità più verosimile, bisogna assolutamente mescolarvi della menzogna. La gente ha sempre fatto così", p. 218.
"…perché mozzar le teste è la cosa più facile del mondo, mentre avere un'idea è la più difficile!", p. 218.
"…L'uomo è infelice perché non sa di essere felice; solo per questo. È tutto, tutto! Chi lo saprà, colui diventerà subito felice, all'istante […] Tutto è bene per coloro che sanno che tutto è bene. Se sapessero di star ben, starebbero bene, ma finché non lo sanno di star bene, staranno male", p. 240.
"«Chi insegnerà che tutti sono buoni, colui compirà il mondo ».
«Chi lo insegnava, Colui fu crocifisso ».
«Verrà e il suono nome sarà uomo-dio».
«Dio-uomo?».
«Uomo-dio, in questo sta la differenza»", p. 241.
"Quanto più forte è un popolo, tanto più particolare è il suo Dio. Non c'è ancora stato un popolo senza religione, cioè senza una nozione di bene e male […] Quando presso molti popoli cominciano a farsi comuni le nozioni del bene e del male, allora i popoli si estinguono, e allora la stessa distinzione tra bene e male comincia a scomparire", p. 253.
"«Per nulla!», Kirillov tornò indietro per stringergli la mano. «Se mi è leggero il fardello, perché mi viene dalla natura, a voi forse è più difficile il fardello, perché tale è la natura. Non c'è da vergognarsi proprio di nulla, ma solo un poco», p. 293.
"In generale in ogni disgrazia del prossimo c'è sempre qualcosa che rallegra l'occhi estraneo, chiunque sia", p. 331.