
Italo Calvino, Il barone rampante, 1957, in I nostri antenati, Mondadori, 2020.
"Fu un pomeriggio che non finiva mai. Ogni tanto si sentiva un tonfo, un fruscio, come spesso nei giardini, e correvamo fuori sperando che fosse lui, che si fosse deciso a scendere. Macché, vidi oscillare la cima della magnolia con fiore bianco, e Cosimo apparire di là dal muro e scavalcarlo", p. 118.
"Le imprese che si basano su di una tenacia interiore devono essere mute e oscure; per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino", p. 139.
"Era il tramonto, e donne spettinate con bimbi al seno sventolavano fornelli fumosi, e mendicanti si stendevano al fresco sbendando le piaghe, altri giocando ai dadi con rotti urli", p. 141.
"Quel bisogno d'entrare in un elemento difficilmente possedibile che aveva spinto mio fratello a far sue le vie degli alberi, ora gli lavorava ancora dentro, malsoddisfatto, e gli comunicava la smania d'una penetrazione più minuta, d'un rapporto che lo legasse a ogni foglia e scaglia e piuma e frullo", p.147.
"Insomma Cosimo, con tutta la sua famosa fuga, viveva accosto a noi quasi come prima. Era un solitario che non sfuggiva la gente", p. 165.
"Per fortuna l'Abate si stancava presto di queste tensioni della volontà, e restava lì spossato, come se lo scarnificare ogni concetto per ridurlo a pura essenza lo lasciasse in balia di ombre dissolte e impalpabili […] L'Abate passò il resto dei suoi giorni tra carcere e convento in continui atti d'abiura, finché non morì, senza aver capito, dopo una vita intera dedicata alla fede in che cosa mai credesse, ma cercando di credervi fermamente fino all'ultimo", p. 205.
"La gioventù va via presto sulla terra, figuratevi sugli alberi, donde tutto è destinato a cadere: foglie, frutti. Cosimo veniva vecchio", p. 328.
"Ombrosa non c'è più. Guardando il cielo sgombro, mi domando se davvero è esistita […] era un ricamo fatto sul nulla che assomiglia a questo filo d'inchiostro […] ora collega grumi di frasi con contorni di foglie o di nuvole […] e corre e corre e si sdipana e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito", p. 338.