Niente di imperdibile, di iconico, di "mi ha cambiato la vita". Il dolce domani è "semplicemente" un libro che vale la pena leggere. Semplicemente, è una piacevole lettura- nonostante al centro del romanzo ci sia un tragico incidente- in cui mai si prova la sensazione di perdere tempo. Anzi.
La vicenda si svolge a Sam Dent, una cittadina di montagna situata nello Stato di New York dove, in una mattina di un inverno tanto gelido che solo gli abitanti del posto possono comprenderne gli effetti sui loro corpi e loro anime, il bus scolastico finisce fuori strada: le vittime sono quindici, tra bambini e adolescenti. Due soli superstiti: Dolores Driscoll, la donna alla guida del mezzo, e la giovane Nichole Burnell, che ha salva la vita ma, purtroppo, non potrà più camminare.
La storia emerge dai racconti in prima persona -ogni esposizione è un capitolo- di alcuni tra i principali protagonisti del tragico episodio: la stessa Dolores, poi Mitchell  Stephens, l'avvocato che arriva a Sam Dent alla ricerca di clienti da rappresentare in una eventuale causa verso le istituzioni responsabili (se responsabili) dell'incidente, Billy Ansel, un papà in lutto. Poi, Nichole.
Ognuno dei personaggi, attraverso la sua narrazione, svela segreti privati che si intrecciano con la tragedia del bus: alla fine, la morte dei quindici innocenti diventa un pretesto per descrivere altre tragedie, certamente minori rispetto al dramma che pesa sugli abitanti di Sam Dent, ma comunque significative.

Si tratta di segreti privati, come accennato, che riguardano per lo più le vite familiari dei protagonisti e che rinviano ai piccoli e grandi drammi che segnano la quotidianità della maggior parte dei nuclei domestici cittadini: incomprensioni, insoddisfazioni, tradimenti, rinunce, rancori mai sopiti, lutti.
Alcune pagine (non poche) presentano momenti di intensa emotività: quelle, ad esempio, in cui l'avvocato descrive il suo tormentato rapporto con la figlia Zoe, o dove Billy narra di quella cappa di tristezza, e senso di fallimento, che gli grava sul corpo e sulla mente e in cui sono condensate l'esperienza del Vietnam, la morte per cancro della giovane moglie, l'alcolismo, le difficoltà economiche, il rapporto clandestino che ha intrecciato con la moglie di un suo amico, un rapporto senza amore ma ad entrambi necessario per dare senso alle loro esistenze ingabbiate tra monotoni e-allo stesso tempo- complicati ambienti domestici e i limiti imposti da un contesto ostile alla normalità come è Sam Dent. Poi, se tutto ciò non bastasse, Billy deve fare i conti con la perdita dei due figli, vittime dell'incidente.

Infine, c'è Dolores: la descrizione della sua routine quotidiana -che include il legame con Abbott, l'amato marito bloccato su una sedia a rotelle a causa di un ictus- e a cui si aggiunge il racconto di quanto ricorda dei momenti che precedono l'incidente, dà inizio alla storia. Ed è sempre Dolores che la conclude, la storia, descrivendo il suo difficile reinserimento in una comunità che la ritiene colpevole della tragedia. Un reinserimento a cui contribuisce, indirettamente, proprio l'invalidità di Abbott. 
Ancor prima della chiusura di Dolores, c'è il racconto di Nichole, che intreccia la narrazione della sua tragica esperienza con quella del suo dramma interiore, esito delle attenzioni paterne di cui la quattordicenne è stata oggetto fin da bambina. 
Proprio la sua menomazione diverrà, paradossalmente, la via d'uscita definitiva a quella storia di violenza fisica e psicologica a cui, fino al giorno prima dell'incidente, è stata costretta. Nichole, alla fine, sarà la vera e unica eroina della vicenda: la sua forza interiore- non scalfita dal criminale comportamento paterno- il suo coraggio e la sua intelligenza contribuiranno a ricondurre Sam Dent, per quel che è possibile, lungo i binari della normalità, riuscendo a placare nella cittadinanza la sete di vendetta - alimentata da Mitchell e  altri avvocati fiondatisi in città appena ricevuta la notizia dell'incidente- verso colpevoli difficilmente individuabili. A meno che non ci si rassegni a incolpare nulla più che la triste fatalità.

Da apprezzare non poco la naturalezza con cui i protagonisti narrano di sé rivolgendosi direttamente ad un ascoltatore immaginario, dunque al lettore, riuscendo a descrivere eventi di tale tragica portata senza mai scivolare nell'enfasi e nell'autocommiserazione.
Sono questi i momenti in cui più emerge il talento artistico e il mestiere di Russel Banks.





"Le montagne coperte di neve incombevano sul paese, rimpicciolendolo, facendo sembrare gracili e instabili gli edifici. Il fumo di legna che usciva dai camini delle case scompariva nell'aria limpida. Il sole splendeva, la neve sembrava soffice come piuma, il cielo era un'immensa cupola azzurra e secondo la radio di Lake Placid c'erano venti gradi sotto zero. Questo posto ha un bell'aspetto d'inverno ma, credetemi, uno preferisce osservarlo da dietro il parabrezza di un'auto riscaldata".
Russel Banks, Il dolce domani (The Sweet Hereafter, 1991), tr. Massimo Birattari, Einaudi, 1997, p. 93.

Il dolce domani, di Russel Banks: quando l'elemento tragico fa da pretesto.

Alfonso Falanga, 26.10.2023


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