
Fëdor Dostoevskij, Il giocatore (Igrok, 1866), tr. Serena Prina, Feltrinelli, 2020.
"Servitevi, servitevi della mia schiavitù, servitevene! Lo sapete che un giorno o l'altro vi ucciderò? E non vi ucciderò perché avrò smesso di amarvi, o per gelosia, ma così, vi ucciderò semplicemente perché alle volte provo la tentazione di divorarvi…", p. 84.
"Davanti a voi perdo tutto il mio amor proprio, e la cosa mi è indifferente", p. 85.
"E tutto ciò è passato in volo come un sogno, persino la mia passione, ed essa era pur forte, e autentica, ma…dov'è andata a finire adesso? Davvero, che è che non è, a volte mi balena nella mente questo pensiero: - Non sarò mica impazzito, allora, e non me ne sono mica stato seduto da qualche parte in un manicomio per tutto questo tempo, e forse ci sono ancora adesso, di modo che tutto ciò mi è sembrato, e ancora adesso solo mi sembra?...-", p. 169.
"…vivo sotto l'influsso di sensazioni appena passate, sotto l'influsso di freschi ricordi, sotto l'influsso del vortice recente, che allora mi aveva afferrato come un turbine e che di nuovo mi getta chissà dove. Ho sempre l'impressione che, alle volte, di star ancora girando in quello stesso vortice, e che, ecco, di nuovo sfreccerà questa tempesta, afferrandomi strada facendo con la sua ala e io di nuovo salterò fuori dall'ordine e dal senso della misura e mi metterò a vorticare, a vorticare, a vorticare…", p. 170.
"Forse, oltrepassando una tal quantità di sensazioni, l'anima non si sazia, ma ne è solo eccitata ed esige altre sensazioni, via via sempre più forti, fino allo stordimento finale", p. 192.
"Che sono io, adesso? Uno zero. Che cosa posso essere domani? Domani posso resuscitare dai mordi e ricominciare a vivere! Posso trovare l'uomo in me stesso, fino a che non è ancora andato perduto!", p. 219.
"Io, certo, vivo in uno stato d'ansia costante, gioco le somme più piccole e aspetto qualcosa, faccio calcoli, me ne sto giornate intere accanto al tavolo da gioco e osservo il gioco, persino in sogno vedo il gioco, ma con tutto ciò ho l'impressione di essermi impantanato in chissà che fanghiglia", p. 221.
"E che sarebbe successo se quella volta mi fossi scoraggiato, se non avessi osato decidermi?Domani, domani tutto finirà!", p. 230.