-Italo Calvino, Il Visconte dimezzato (1951) in I nostri antenati (raccolta), Mondadori, 2021.



"Sentiva il sangue di quella guerra crudele, speso tra mille rivi sulla terra, giungere fino a lui; e se ne lasciava lambire, senza provare accanimento né pietà", p. 14.
"Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te lo auguro, ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa", p. 47.
"O Pamela, questi è il bene dell'essere dimezzato: il capire d'ogni persona e cosa al mondo la pena che ognuno ha per la propria incompletezza. Io ero intero e non capivo, mi muovevo sordo e incomunicabile tra i dolori e le ferite seminati dovunque, là dove meno da intero uno osa credere…Ecco ora io ho una fraternità che prima, da intero, non conoscevo: quella con tutte le mutilazioni e le mancanze del mondo", p. 67.
"Così passavano i giorni a Terralba, e i nostri sentimenti si facevano incolori e ottusi, poiché ci sentivamo come perduti tra malvagità e virtù ugualmente disumane", p. 82.
"Così mio zio Medardo ritornò uomo intero, né cattivo né buono, un miscuglio di cattiveria e bontà, cioè apparentemente non dissimile da quello ch'era prima di essere dimezzato. Ma aveva l'esperienza dell'una e l'altra metà rifuse insieme, perciò doveva essere ben saggio", p. 90.