Jack Kerouac: uno scrittore on the road e non solo.

"...perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi di tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi di artificio che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno <Oooooh!>", (Jack Kerouac, Sulla strada -On The Road, 1959-, tr. Marisa Caramella, Mondadori, 2021,p. 11).

   Jack Kerouac (1922-1969): emblema di una generazione di giovani americani-e occidentali in genere-impegnata nel mettere in discussione le certezze del sogno americano e, a farlo, aggiungendo più chilometri possibili tra se stessa e i simboli,  collocati principalmente nelle grandi metropoli, di quel mondo pseudo-perfetto. 

Un mondo che la rifiutava, quella generazione (tranne quando si trattava di mandarla a morire nella giungla vietnamita), e che essa, a sua volta, rifiutava. 

Kerouac è espressione di un viaggio non solo esteriore ma anche interiore: egli, attraverso i personaggi di Sal (Sulla strada) e Ray (I vagabondi del Dharma) aspira a liberarsi dalle asfissianti certezze dell'ortodossia culturale americana di quegli anni e, allo stesso tempo, esplora altri generi di certezze, questa volta volgendo lo sguardo principalmente all'interno di se stesso. 

Le persone e i luoghi che protagonisti di quelle narrazioni incontrano durante il loro -apparente-vagabondare diventano spunti e pretesti per guardarsi dentro, per porsi domande- a cui non sempre è necessario rispondere- sul significato della propria esistenza. 

I  viaggi di Sal/Ray, perciò, sono meno confusionari, visionari e improvvisati di quanto egli stesso voglia farci credere: Kerouac non è il profeta dell'improvvisazione, del disimpegno, del vivere alla giornata, della pura e semplice trasgressione, di un pensiero onirico e visionario fine a se stesso  e ciò anche se il suo messaggio di profonda introspezione si avvale, per veicolarsi all'esterno, proprio dell'improvvisazione, del disimpegno, della trasgressione e del vivere "così come viene". 

Lo stile narrativo di Kerouac esprime una profondità e una sensibilità letteraria tanto consistenti da riuscire a  trovare il  loro  spazio  tra i flussi di parole di cui sono piene le pagine dei romanzi e che rischiano di apparire-ad uno sguardo superficiale- confusi e privi di senso. Di una irritante autoreferenzialità. 

Eppure...Eppure si afferma, tra quelle pagine, il desiderio/bisogno dell'autore di rivolgersi ad un interlocutore che non sia esclusivamente egli stesso. Kerouac scrive per sé, certo, come ogni grande scrittore, ma lo fa senza mai trascurare il lettore.