Jack London: la realtà si trasferisce nei romanzi...e viceversa.

Alfonso Falanga, 9 agosto 2023


   Stando a quanto Jack London racconta di se stesso, le sue opere richiamano fortemente gli eventi che ne segnarono l'adolescenza e la giovinezza: i lavori umili e faticosi, marinaio a bordo di navi mercantili, l'esperienza vissuta come pugile e come inviato di guerra.

   Tale affinità vale particolarmente per Martin Eden, una sorta di autobiografia dell'autore specialmente per quanto riguarda l'esaltazione della fisicità: Martin è descritto, ossessivamente, come un giovane di belle fattezze, tonico, dal collo muscoloso (quel collo che la giovane Ruth, fin dall'inizio delle loro frequentazioni, sogna di accarezzare), sempre pronto allo scontro fisico e dotato di un vigore di fronte a cui il perbenismo e l'educazione ortodossa di Ruth ben presto cedono. C'è da aggiungere, poi, la sua tenacia, al limite della follia, nel perseguire il sogno di diventare un affermato scrittore.
   In Martin Eden, se è evidente l'enfasi posta su quella sorta di superomismo che costituisce uno dei tratti salienti del carattere del protagonista e della sua visione della vita- fatta di lotte continue contro le asperità poste dal destino e dall'uomo- è altrettanto chiaro come questo orientamento non impedisca a Martin di aprirsi al bello: all'arte, alla cultura, alle emozioni, all'amore.



   Questa disponibilità ad accogliere in sé aspetti dell'esistenza e valori che non appartengono alla lotta per la sopravvivenza scatta, nel protagonista, quando incontra Ruth, la giovane donna di buona famiglia che, come accennato, subisce il fascino della mascolinità di Martin e ne resta turbata. Martin, dal canto suo, è folgorato sia dal sentimento verso Ruth, mai provato prima d'allora per nessun altra donna, sia dal mondo nuovo che lei rappresenta e in cui lo introduce.
   Martin non si tira indietro di fronte al bello e al sentimento, così come non si tira indietro quando si è trattato di fare a pugni in una bettola, per strada, sulle navi. Con la stessa tenacia del combattente ingaggia una battaglia contro la sua ignoranza (inizia a leggere molto, Martin, comincia a studiare scrittori e filosofi e a capirne-forse più di altri, colti e istruiti- le teorie e i concetti),  la distanza sociale e culturale tra sé e l'ambiente a cui appartiene Ruth, le avversità che lo tengono lontano dal successo come scrittore.

    Martin è ossessionato dallo scrivere: diventare un autore affermato è il solo mezzo che ritiene possa permettergli di accedere al mondo di Ruth. Di fatto, diventa la sua ragione di vita.
   Il lettore, forse, avrebbe voluto che London narrasse tutto ciò in modo meno assillante: le sue ridondanze, infatti, rischiano di banalizzare sia l'amore di Martin verso Ruth e verso la cultura, sia la fatica, il sacrificio, l'energia, la passione e l'amore che il giovane utilizza come armi per combattere, tra le altre cose, la sua battaglia contro il meccanismo editoriale che lo separa dal riconoscimento del suo valore. Un meccanismo commerciale tanto freddo e indifferente alla vera arte al punto da far dubitare a Martin che, in esso, agiscano esseri umani.