Le guerre cominciano, sì, e non finiscono. Mai.
Alfonso Falanga, 11 luglio 2022.

Nel momento in cui queste note prendono forma, la guerra in Ucraina inizia il suo tragico quinto mese.
Questo drammatico evento è osservabile e interpretabile a più livelli: da un lato, se ne può fare la cronaca, ricavandone così una lettura non meno vera di altre anche se più semplicistica, parziale, che si ferma alla superficie dei fatti.
La cronaca svolge funzioni più che rilevanti, tra cui:
1. soddisfa l'immediato bisogno di collocarsi, rispetto ai fatti. Ossia di affermare subito da che parte si sta.
2. risponde al bisogno di emozionarsi di fronte a quei fatti, di dare un oggetto chiaro e immediato alla rabbia, alla paura, alla tristezza.
3. colloca immediatamente l'evento nell'attualità.
La cronaca, però, favorisce la comprensione dei fatti ma non è la comprensione di quei fatti.
Quest'ultima richiede una prospettiva meno immediata, semmai meno appagante emotivamente ma che dia un senso all'avvenimento cogliendone le origini, i suoi attuali e molteplici aspetti, i suoi possibili esiti. Una prospettiva, dunque, che connetta il presente al passato e al futuro e che estenda lo sguardo oltre l'orizzonte geografico più immediato, più facilmente delimitabile.
In quest'ottica, la guerra in Ucraina diventa un tragico tassello di quel tragico mosaico che è la GUERRA. Una GUERRA in maiuscolo siccome non ha specifici confini né temporali né di spazio. Una GUERRA combattuta da così tanto tempo che se ne perdono le origini. Una GUERRA combattuta in così tanti luoghi che è riduttivo definirla "mondiale". Una GUERRA dove immediatamente è anche possibile distinguere i buoni dai cattivi, ma che a uno sguardo più attento tutt'al più arriva a distinguere i cattivi dai pessimi. Che poi, per le vittime chi siano i cattivi e chi i buoni può avere ben poca importanza.
Una GUERRA iniziata e mai finita. Che a volte, e ad alcuni popoli, si è mostrata per quel che non era, addirittura per "pace". In alcune fasi toriche è stata chiamata "fredda", in altri a "bassa intensità" ... ma sempre e solo di guerra, dell'unica GUERRA, si trattava.
Le guerre iniziano sempre nella testa di qualcuno. Prima sotto forma di immagini. Di idee. Di desideri. Inizialmente anche la guerra è un progetto proprio come qualsiasi progetto. Poi diventa parola. Che si traduce in fatto.
Non esistono guerre non volute: c'è sempre qualcuno che le ha volute, le ha immaginate, le ha materializzate.
Delle guerre si possono prevedere le origini. Si possono non prevedere gli esiti.
Questa imprevedibilità, però, non è questione di volontà. Né di strategie e tattiche militari.
L'imprevedibilità degli esiti è solo una faccenda di stupidità. O di indifferenza totale verso il destino dell'umanità.