
-Philip Roth, Lo scrittore fantasma (The Ghost Writer, 1979), tr. Vincenzo Mantovani, Einaudi, 2008.
"Prima che io potessi ritrovare la calma necessaria per notare la maestosa, autocratica angolazione del suo mento, o la cura regale, meticolosa, squisita addirittura, con cui si aggiustava i vestiti prima di sedersi-prima che io avessi modo di notare, in realtà, qualcosa di diverso dal fatto che partendo dalle mie incolte origini ero riuscito ad arrivare fin lì, fino a lui- la mia impressione fu che E. I. Lonoff somigliava più al direttore di una scuola di provincia che al più originale narratore della regione dopo Melville e Hawthorne", p. 5.
"Ha la giusta opinione sbagliata su ogni cosa, Una testa piena di idee, tutte stupide Perché quando parla è così aggressivo? Perché deve sapere tutto?", p. 18.
"Ero, immagino, professionalmente innocente mio malgrado, ma non potevo smettere di asfissiarli parlando delle ore passate sullo spazzaneve dopo quelle passate a tavolino; non era solo che volevo convincere Lonoff del mio spirito puro e incorruttibile: il problema era che volevo crederci io stesso. ... <Potrei vivere sempre così>, annunciai.
<Non ci provi> , disse lui. Se la sua vita è fatta di questo, leggere, scrivere e guardare la neve, lei finirà come me. Trent'anni di fantasia>.
E pronunciò la parola <fantasia> come se fosse la marca di un cereale per la colazione", p. 25.
"<No>, disse lui, <non si caccia via una donna dopo trentacinque anni perché preferiresti vedere una faccia nuova sopra il tuo succo di frutta>", p. 56.
"<Sai perché ho scelto questo nome così dolce? Non è stato per proteggermi dai ricordi. Non mi nascondevo per non vedere il passato o perché il passato non vedesse me. Mi nascondevo per non vedere l'odio, non volevo odiare la gente come la gente odia i ragni e i ratti. Mi sentivo scorticata, Manny. Come se mi avessero strappato la pelle da una metà del corpo. Metà della mia faccia era stata scorticata, e fino alla fine dei miei giorni tutti mi avrebbero guardato inorriditi. O avrebbero guardato l'altra metà, la metà ancora intatta…E mi sentivo urlare, mi vedevo spingere verso le loro facce intatte il mio lato ripugnante per farli inorridire a dovere. <Ero bella! Ero intera! Ero una ragazzina allegra e vivace! Guardate, guardate cosa mi hanno fatto!>. Ma qualunque lato guardassero, io gridavo sempre:<Guardate l'altro! Perché non guardate l'altro?>…Comunque mi guardino, comunque mi parlino, comunque cerchino di consolarmi, sarò sempre questa cosa mezzo scorticata>", p. 120.