
-Don DeLillo, L'uomo che cade (Falling Man, 2007), tr. Matteo Colombo, Einaudi, 2017.
"C'era una qualche mancanza cruciale nelle cose intorno a lui. Erano incompiute, per così dire. Erano inosservate, per così dire. Forse era quello l'aspetto che avevano le cose quando non c'era nessuno che le vedesse", p. 7.
"Il momento in cui bisogna aver paura è quando non c'è nessun motivo per averne. Ora è troppo tardi", p. 12.
"Quando rideva, Florence sembrava guardargli dentro, le si accendevano gli occhi, vedeva qualcosa che lui non riusciva a indovinare. In lei c'era un elemento che rasentava sempre una qualche forma di sofferenza emotiva, il ricordo di una ferita subita, o di una perdita sopportata, forse per tutta la vita, e la risata era una sorta di muta, uno sgravarsi fisico dell'antico dolore, di una pelle morta, anche per un solo istante", p. 92.
"-Il secondo, quando spunta il secondo aereo-disse Keith-siamo già tutti un po' più vecchi e un po' più saggi", p. 137.
"Le altre parole, quelle fra loro due, erano poco più che suoni, flussi di fiato informe, corpi che parlavano", p. 214.