Virginia Woolf, Mrs. Dalloway (Mrs. Dalloway, 1925) tr. Pier Francesco Paolini, Newton Compton, 2021. 

"Guarda, gli ordinava l'invisibile, la voce che adesso comunicava con lui ch'era il Numero Uno del genere umano, il più grande, lui, Septimus, di recente passato dalla vita alla morte, il Signore venuto a rinnovare la società, il quale giaceva come una trapunta, una coltre di neve che solo il sole poteva sciogliere, intatta per sempre, per sempre sofferente, il capro espiatorio, l'eterno condannato, ma lui non lo voleva, gemette, fece un gesto con la mano come per allontanare da sé il calice amaro di quell'eterna sofferenza, quell'eterna solitudine", p. 40.
"Poi arrivò il momento più squisito dell'intera sua vita, presso un'urna di granito in cui crescevano dei fiori. Sally si soffermò; raccolse un fiore; la baciò sulle labbra. Il mondo avrebbe pure potuto capovolgersi! Gli altri scomparvero; rimase lei sola con Sally. Era come se le fosse stato offerto un dono, avvolto in carta, e le fosse stato detto di temerlo, senza guardalo-un diamante, qualcosa di molto prezioso, avvolto in carta-che lei, mentre camminavano (su e giù, su e giù), liberò dall'involucro, o il suo fulgore ne scaturì da sé-che rivelazione! che sentimento religioso! ", p. 48.
"Poi, quando rientrarono in casa, lui si reggeva in piedi sì e no. Si sdraiò sul divano e la pregò di tenergli una mano per impedirgli di ruzzolare, cadere giù, giù, tra le fiamme! E vedeva facce ridere di lui, apostrofarlo con epiteti orrendi, disgustosi, dalle pareti della stanza; e mani indicare da dietro al paravento. Nonostante fossero soli nella stanza, lui si metteva a parlare ad alta voce con estranei…", p. 72.

"No, no, no! Lui non era più innamorato, non più. Solo si sentiva, dopo averla vista quella mattina, ago e forbicine in mano a prepararsi per la festa, incapace di distogliersi dal pensiero di lei; lei badava a tornare e tornare, come un dormiente che gli scossoni del treno ti ributtano addosso, in uno scompartimento ferroviario; il che non equivale a essere innamorati, è ovvio; era solo che lui pensava a lei, la criticava, cominciava da capo, dopo trent'anni, a cercare di capirla", p. 79.
"Era precisamente mezzogiorno; le dodici secondo Big Ben; i cui rintocchi fluttuarono sopra i quartieri settentrionali di Londra; si fusero con quelli di altri orologi, di mescerono in sottil modo etereo con le nubi e i pennacchi di fumo, e morirono lassù, tra i gabbiani…", p. 93
"Senonché la Misura, dea delle proporzioni, ha una sorella, meno sorridente, più formidabile, una Dea oggigiorno impegnata […] ad abbattere santuari, infrangere idoli, e erigere, al loro posto, il suo severo sembiante. Il suo nome è Conversione ed ella si pasce della volontà dei deboli […] In quell'angolo di Hyde Park riservato agli oratori improvvisati, ella si impanca sopra una mastella capovolta, e predica[..] offre aiuto, ma desidera potere…", p. 98.

"Da quando giaceva lì sul divano, quasi in clausura, esente da obblighi, la presenza di quella cosa che sentiva essere tanto evidente aveva acquistato, via via, una maggiore consistenza fisica, rivestita com'era dai rumori provenienti dalla strada, dorata dal sole, esalante un fiato rovente, che sussurra, che scuote le imposte. Metti però che Peter le dicesse: «Sì, d'accordo, ma queste tue feste-che senso hanno le feste che dai?», lei saprebbe rispondergli (senza pretendere che gli altri la capissero) soltanto così: «Sono un'offerta».", p. 115.
"Sedevano ai tavolini disposti tra vasi di fiori, chi in abito di gala chi no, con borse e scialli accanto, con un'aria di falsa noncuranza, ché non erano usi a tante portate, a cena: e di sicurezza-di sé- ché erano in grado di pagarsela…", p. 145.

"E poi (lo aveva sperimentato su di sé giusto quella mattina) c'è il terrore: questo schiacciante senso di impotenza; te l'affiano i genitori, la vita-da viversi fino alla fine, da attraversarsi serenamente; ma Clarissa, nel profondo del cuore, albergava un'indicibile paura", p. 166.