Virginia Woolf, Notte e giorno, (Night and Day, 1919), tr. Pietro Meneghelli, Newton Compton, Roma, 1996
"Era una donna dall'aspetto fuori dal comune: aveva superato da tempo la sessantina, ma grazie alla corporatura snella e alla lucentezza degli occhi pareva aver navigato sul mare degli anni senza riportare grandi danni nella traversata. Il viso era affilato e aquilino, ma qualsiasi traccia di durezza era cancellata dai grandi occhi azzurri, allo stesso tempo acuti e innocenti, che parevano guardare il mondo con un immenso desiderio di vederlo comportarsi in maniera nobile e la convinzione che avrebbe potuto benissimo farlo, se solo avesse voluto", p. 21.
"Ralph chiuse il libro, e con in mano una candela scese al pianterreno, per controllare che tutte le luci fossero spente e le porte sbarrate. Quella che ispezionava era una casa stremata, logora, come se gli inquilini ne avessero progressivamente prelevato tutta l'eleganza e la ricchezza, fino al limite del decoro; e di notte, quand'era priva di vita, le stanze spoglie e gli antichi difetti diventavano chiaramente e sgradevolmente visibili. Katharine Hilbery, pensò, l'avrebbe senz'altro trovata deplorevole", p. 36.
"La stanza era così silenziosa, non toccata dai rumori del presente, che in essa, nell'immaginazione di Katharine, il passato costituiva come una pozza profonda, dove lei e sua madre potevano bagnarsi nella luce di sessant'anni prima. Cos'era in grado di regalare loro il presente, si chiedeva, in paragone alla ricca messe di doni del passato?", p. 114.
"…le lievi, argentine note della sua voce tintinnarono come dolci rintocchi di un'antica campana", p. 153.
"Mai le voci sono belle quanto in una sera d'inverno, quando l'oscurità quasi nasconde il corpo, e sembrano provenire dal nulla con un tono familiare che di giorno è difficile sentire", p. 188.
"Con un cervello e un corpo entrambi funzionanti, si poteva tenere il passo con la massa e non venire sorpresi a girare a vuoto per via della mancanza della cosa essenziale, cioè la coscienza di ciò che si è", p. 263.
"Le acque della vita familiare parvero montare e rinchiudersi sul suo capo, e ei si mise ringraziare in silenzio", p. 380.
"Fuori c'era la verità, la libertà, l'immensità che la mente poteva comprendere blandamente nella solitudine e che non si doveva mai comunicare agli altri. Quale sacrilegio poteva essere peggiore del tentare di violare i propri sentimenti cercando di condividerli?", p. 482.
"Insieme brancolavano in questa regione fatta di difficoltà, dove l'incompiuto, il non realizzato, il non scritto, il non restituito si affollano tutti quanti insieme come fantasmi e prendevano le sembianze di ciò che è completo e perfetto. Il futuro emergeva più splendido che mai da questa costruzione del presente", p. 515.
