
Alessandro Baricco, Oceano mare, Feltrinelli, 2022.
"Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare-il mare- nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord.
La spiaggia. E il mare.
Potrebbe essere la perfezione-immagine per occhi divini- mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità-verità-ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatati sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto di pittore", p. 3.
"Posa la penna, piega il foglio lo infila in una busta. Si alza, prende dal suo baule una scatola di mogano, solleva il coperchio, ci lascia cadere dentro la lettera, aperta e senza indirizzo. Nella scatola ci sono centinaia di buste uguali. Aperte e senza indirizzo. Ha 38 anni, Bartleboom. Lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà un giorno una donna che, da sempre, è la sua donna. Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma col tempo ha imparato a considerare la cosa con grande serenità. Quasi ogni giorno, ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da mettere sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi, se non a lei? Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle sul grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle:
-Ti aspettavo.
Lei aprirà la scatola e lentamente, quando vorrà, leggerà le lettere una ad una e risalendo un chilometrico filo di inchiostro blu si prenderà gli anni- io giorni, gli istanti- che quell'uomo, prima ancora di conoscerla, già le aveva regalato. O forse, più semplicemente, capovolgerà la scatola e attonita davanti a quella buffa nevicata di lettere sorriderà dicendo a quell'uomo
-Sei matto.
E per sempre lo amerà", p. 26.
"Si appoggiò a quegli ultimi refoli di luce per avvicinarsi al letto dove, sotto le coperte, una bambina dormiva ignara di qualsiasi altrove, e bellissima. Ann Deverià la guardò-ma di uno sguardo per cui guardare già è una parola tropo forte-sguardo meraviglioso che è vedere senza chiedersi nulla, vedere e basta-qualcosa come due cose che si toccano-gli occhi e l'immagine- uno sguardo che non prende ma riceve, nel silenzio più assoluto della mente, l'unico sguardo che davvero ci potrebbe salvare…", p. 29.
"Di là dai vetri, senza un lamento, è morta ogni nube, e squilla accecante l'aria limpida di una giornata risuscitata dal nulla", p. 75.
"Persone come gesti di un rito.
Qualcosa d'altro che uomini.
Gesti.
Se lì respira la strisciante cerimonia quotidiana, trasfigurati in ossigeno per un angelico surplace.
[…]
Posati a un passo dal mare, diventano scomparendo, e negli interstizi di un elegante nulla ricevono la consolazione di una provvisoria inesistenza", p. 75.
"Là sulla riva, in quegli inverni, io immaginavo una verità che era quiete, era grembo, era sollievo, e clemenza, e dolcezza. Era una verità fatta per noi. Che noi si aspettava, e su di noi si sarebbe chinata, come una madre ritrovata. Ma qui, nel ventre del mare, ho visto la verità fare il suo nido, meticolosa e perfetta: e quel che ho visto è un uccello rapace, magnifico in volo, e feroce. Io non so. Non era queto che sognavo, d'inverno, quando sognavo questo", p. 103.
"Questo, mi ha insegnato il ventre del mare. Che chi ha visto la verità rimarrà per sempre inconsolabile. E davvero salvato è colui che mai è stato in pericolo", p. 103
"Non ti ho amato per noia, o per solitudine o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E io sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce a immaginarsi il desiderio. Ma non ho cercato di fermarmi, né di fermarti. Sapevo che o avrebbe fatto lei. E lo ha fatto. E' scoppiata tutto d'un colpo. C'erano cocci ovunque, e tagliavano come lame", p. 130.
"Dentro la stanza tutto era stato riordinato con cura volenterosa ma sbrigativa. Una valigia piena, ancora aperta, sul letto. Pile di fogli, sulla scrivania, penne, libri, una lampada spenta. Due piatti e un bicchiere, sul davanzale. Sporchi ma ordinati. Il tappeto, per terra, faceva una grande orecchia, come se qualcuno ci avesse fatto il segno per poi tornarci su, un giorno. Sulla poltrona c'era una grande coperta, ripiegata meglio. Si vedevano, appesi a una parete, due quadri. Identici", p. 165.
"Allora il vecchio abbassa gli occhi, immerge una mano nell'acqua e lentamente disegna il segno di una croce. Lentamente. Benedice il mare.
Ed è una cosa enorme, dovete riuscire a immaginarla, un debole vecchio, un gesto da niente, e d'improvviso l'immenso mare ha una scossa, tutto il mare, fino all'ultimo orizzonte, trema, si scuote, si scioglie, scivola nelle sue vene il miele di una benedizione che incanta ogni onda,..."pp. 168-169.
"Dire il mare. Perché è quello che ci resta", p. 170.