Quando si dice "… senza fare confronti con l'originale…": è possibile?

     Ci si prepara a guardare un film o una fiction tv che si annunciano liberamente tratti da… o ispirati a…, o che sono l'ordinaria riproposizione di un'altra opera. In tal caso, di solito, si promette a se stessi di evitare qualsivoglia confronto con l'originale in modo da rendere efficace, libera e "vera" la visione.
Eppure, nonostante ogni buona intenzione e l'impegno che ne deriva, il paragone è inevitabile, che lo si voglia o no, che se ne sia consapevoli o meno: dotarsi di uno sguardo oggettivo, esclusivamente rivolto all'attualità, è difficile, se non impossibile.
Il come viviamo le esperienze del e nel presente, e il carico di pensieri, impressioni ed emozioni che ne derivano, risentono di quel che già sappiamo-e di quel che crediamo di sapere- oltre che di quel che non sappiamo, o crediamo di non sapere. Si tratta di una dinamica che riguarda molteplici aspetti della quotidianità: diventa  difficile immaginare che proprio la fruizione di un'opera d'arte ne possa essere svincolata.
Al riguardo, la nostra libertà consiste, tutt'al più (e non è poco), nell'utilizzare il passato non come punto di arrivo -sarebbe estremamente limitante- ma come una lente di ingrandimento che ci consente una fruizione più ampia, consapevole e onesta dell'attualità.

     In ogni caso, il confronto con l'originale è inevitabile e, per alcuni aspetti, anche doveroso: come è possibile, ad esempio, assistere ad una rappresentazione teatrale o cinematografica di un'opera di Eduardo De Filippo senza avere, in un angolo della mente, l'eco della visione dell'originale, le emozioni provate in quel momento, i pensieri che le accompagnavano? E poi, perché si dovrebbe? Perché mai l'autore -con onestà, competenza e consapevolezza- si cimenta con un altro prodotto artistico dovrebbe temere il confronto? Perché lo spettatore gli dovrebbe risparmiare quest'onere? Perché il fruitore che non sa, o non vuole, frenare in sé il flusso di emozioni che gli procura il ricordo dell'originale dovrebbe sentirsi in colpa, se cede al richiamo del passato? Se ci sono onestà intellettuale, competenza e coscienza l'accostamento può, anzi, arricchire il prodotto nuovo, invece che deprezzarlo. Quando poi la libera interpretazione è fin troppo libera, distorcendo o banalizzando l'opera primaria, allora il confronto nasce come reazione e diventa, a quel punto, doveroso, inevitabile e irrefrenabile.