
-Sogni di Bunker Hill (Dreams from Bunker Hill, 1982), tr. Francesco Durante, Marcos y Marcos, Mi., 1996.
"Ero una persona nuova, un famoso scrittore di Hollywood senza nemmeno aver scritto un rigo. Il futuro era sconfinato", p. 56.
"Sono nato in un appartamento nel seminterrato di una fabbrica di maccheroni nella zona nord di Denver. Quando mio padre apprese che il suo terzo figlio era ancora un maschio, reagì alla stessa maniera di quando erano venuti al mondo i miei due fratelli: si ubriacò per tre giorni...Al di là di questo, mio padre badò poco a me", p. 60.
"Diventai un vagabondo nella mia città...", p. 62.
"...e stetti lì, con un a matita e un lungo blocco di carta, e carcai di scrivere fino a che sentii di non poter più continuare perché le parole non mi sarebbero venute come ad Anderson , ma solamente come gocce di sangue dal mio cuore", p. 63.
"Donne! Non sapevo niente delle donne. Non c'era intesa. Aprii una valigia e ci misi le mie cose alla rinfusa. La stanza mi parlava e mi implorava di restare...Io non volevo andarmene, ma non potevo farne a meno; chissà perché avevo combinato un gran pasticcio e mi ero buttato fuori da solo, e non c'era rimedio. Addio Bunker Hill", p. 72.
"A mano a mano che il tempo passava, mi sentivo come un orfano, un paria, improduttivo, sconosciuto, in esilio. Il denaro mi teneva lì, l'assenza di povertà e la paura che tornasse", p. 73.
"Le parole rotolavano dalle sue labbra inarrestabili. Non c'erano dubbi in proposito, era una macchinetta. Viveva in un mondo di nomi, né corpi né esseri umani, ma nomi celebri. Niente di quel che diceva poteva essere vero. Lei semplicemente mentiva, cinguettando senza posa. Era una bugiarda, un'adorabile bugiarda, la sua mente traboccava di favole assurde", p. 84.
"Così ero tornato a tornato a Los Angeles, con due valigie e diciassette dollari. Mi piaceva, con la sua distesa di cieli azzurri, il sole sul viso, le strade simpatiche, seducenti, invitanti, il cemento e i ciottoli, morbidi e confortevoli come vecchie scarpe", p. 143.